Esaminiamo la dinamica:
La persona ci piace
Vorremmo stare sempre con lei
Quando non riusciamo a vederla soffriamo
Abbiamo paura di perderla
Diventiamo possessivi nei suoi confronti
Ci diciamo: "possessività è amare!"
Come possiamo constatare, il disagio subentra al terzo punto, quando l’aspettativa del secondo punto viene meno. Il “trappolone” da cui nasce il disagio è l’errata aspettativa: “Devo riuscire a vedere quella persona ogni volta che lo desidero!” e se non ci riusciamo stiamo male (punto tre).
Quando soffriamo commettiamo l’errore di attribuire all’altro/a la nostra sofferenza affermando “Quando mi sta lontano mi fa soffrire!”, non rendendoci conto che è la nostra errata aspettativa ciò che ci porta a star male. Dato che attribuiamo all’altro/a il potere di farci star male, sviluppiamo la paura di poter stare di nuovo male: se l’altra persona ci lascerà soli di nuovo, staremo di nuovo male, quarto punto.
A questo punto subentra un ulteriore “trappolone”: per controllare il nostro malessere dobbiamo controllare l’altro, dobbiamo fare in modo di riuscire a vederlo/a sempre. A questo punto scatta la possessività, e passiamo al punto cinque.
Ora, essendo tutto ciò il risultato di una complessa serie di errori cognitivi, ci sentiamo obbligati a giustificare il nostro comportamento e ci diciamo “Sono possessivo perché amo!” Questo è un ulteriore “trappolone”, quello del punto sei.
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